Non una maglia qualunque ma quella da titolare nello storico match vinto in Scozia dall'Italia di Jacques Brunel nell'ultima edizione del Sei Nazioni. Bacchin, arrivato alla Ghirada come affidabile difensore, sotto la guida di Umberto Casellato sta lavorando per diventare anche un attaccante di qualità e nelle ultime due sue uscite stagionali è andato in meta contro Blues e Dragons.
Enrico, cosa ci racconti del tuo esordio nel Sei Nazioni?
E' stata un'esperienza stupenda. I colori, i rumori, gli stadi, il pubblico. Tutto bellissimo. Mi ha colpito davvero molto il contorno ma anche in campo il gioco è di un'altra dimensione.
Spiegaci meglio…
Maggiore dinamismo, più velocità. Gli impatti sono più duri… A livello di gioco devo dire che è stato un altro passo importante nel mio tentativo di scalata al rugby di alto livello.
Quanto è stato importante per un giocatore come te che viene dall'Eccellenza italiana passare dal Guinness PRO12?
Giocare in Guinness PRO12 è senza dubbio un passaggio fondamentale per un giocatore che vuole crescere e punta al rugby internazionale. L'abitudine settimanale al confronto con i migliori giocatori celtici è infatti un aiuto imprescindibile per chi, come me, viene dall'Eccellenza.
Com'è stato il passaggio al professionismo?
Duro. Ho vissuto un fisiologico periodo di adattamento, dove ho dovuto fare i conti con le ovvie difficoltà di chi si avvicina per la prima volta al livello europeo, ma l'abitudine a questo tipo di rugby mi ha aiutato ad acquisire la necessaria competenza che richiede il giocare a Treviso e ora in campo mi sento molto più a mio agio.
Quanto è differente il gioco rispetto all'Eccellenza?
Beh fisicamente è tutto un altro pianeta. Gli impatti sono molto più duri e il ritmo è decisamente più alto.
…e dal punto di visto dell'allenamento?
Sono differenti i carichi, i metodi e ovviamente anche il livello complessivo del gruppo che lavora con te. Da un lato sei circondato da gente che potrebbe insegnarti tutto e quindi c'è un aiuto oggettivo per il livello tecnico che è alto, dall'altro, in questo tipo di contesto ti rendi conto che non puoi permetterti di sbagliare. La concentrazione è quindi sempre al massimo.
Pensi sia servito in chiave Nazionale il fatto di aver già affrontato in Guinness PRO12 parte dei giocatori che ti sei poi ritrovato di fronte nel Sei Nazioni?
Si, a livello psicologico credo che sia servito. Quando sul palcoscenico internazionale ti trovi di fronte a Nazionali che schierano giocatori che solo fino a qualche anno prima vedevi in televisione, averli già affrontati a livello di club è senza dubbio utile perché ti toglie un po' di timore di dosso.
Esiste una squadra che ti ha colpito in questo primo anno da professionista a tempo pieno?
Sarebbe facile pensare a grandi club come Leinster, Ospreys o Munster… ma devo dire che in questa stagione di Guinness PRO12 la squadra che mi ha più impressionato è stata Edimburgo. Sono di gran lunga la formazione più fisica che io abbia mai incontrato e ci hanno messo in grandissima difficoltà sia in Scozia che a Monigo.
E dal punto di vista dei singoli?
Ah, non ti so dire… i nomi sono davvero tanti…
Sotto quale aspetto del gioco pensi di dover migliorare maggiormente?
Penso che uno degli obiettivi principali per il mio futuro sia quello di migliorare nella distribuzione dei palloni. Sono giovane e quindi è chiaro che, in generale, devo ancora imparare molto ma la qualità delle mie scelte tattiche e i miei skills nel passaggio sono aspetti che un centro come me deve assolutamente portare il più presto possibile sugli standard imposti dal rugby internazionale.
ENRICO BORRA